sabato 23 agosto 2008

Il caso Piratebay: Il gioco sporco delle major

Perchè il PM di Bergamo permette ad un privato di RUBARE le PASSWORD degli utenti di ThePirateBay?

Eravamo rimasti al gravissimo fatto del dirottamento degli IP di ThePirateBay su un sito facente capo all’industria discografica, fatto di per sè già gravissima e di cui hanno parlato in moltissimi tra cui Minotti e Mantellini, facendo notare come sia pericoloso dare i dati di navigazione ad una parte terza estera che li usa prevalentemente per denunciare.

Ma non basta. Già, perchè il reindirizzamento dei DNS all’IP incriminato, soluzione adottata tra gli altri anche da Fastweb, consente alla FMI di leggere e manipolare i cookie degli utenti.

E cosa ci importa, direte voi?
Semplice, manipolando i cookie è possibile, in taluni casi, impersonare l’utente e “loggarsi” nel sito a suo nome.

Se vi dicessi che in questo momento i discografici potrebbero, ad oggi, aver manipolato il sito per loggarsi potenzialmente a vostro nome? E per vedere i vostri Torrent condivisi? E postare a vostro nome?

E’ possibile usare queste tecniche anche anche per ThePirateBay? Sì, qui sotto la dimostrazione, effettuata con un Safari che naviga da Fastweb ed un Firefox che naviga via tunnel SSH:

Che dire?
Sicuramente che le vostre credenziali sono in pericolo e che sarebbe buona cosa che questa ridicola situazione finisse.

Scrivete al Garante, scrivete a Mancuso segnalando la cosa, scrivetene anche solo in giro e fate girare il video, insomma, diffondete la voce.

Che cosa possono fare ora quelli di FMI se il cookie è ancora valido? Tra le altre cose:

  • Vedere il vostro Username
  • Sostituire le Password
  • Visualizzare l’elenco dei vostri Torrent
  • Visualizzare i torrent che voi avete condiviso
  • Postare nei commenti in TPB a vostro nome

Mi sembra motivo sufficiente per inalberarsi, non credete?

Soprattutto se pensate che la legge utilizzata per attuare questa censura preventiva in teoria è nata solamente ai fini di contrasto della PedoPornografia!

C’è veramente di che vergognarsi stavolta.


giovedì 21 agosto 2008

Telefonini rincari fino al 60% - Come difendersi?

Se si cercava l’«effetto spiaggia» per addolcire la pillola, i calcoli dei manager della Vodafone si sono rivelati clamorosamente sbagliati: complici il caro vacanze e l’impennata dei prezzi, sono stati molti più del previsto gli utenti che hanno ricevuto il messaggino del «cambio tariffa» a casa o sul posto di lavoro. Ricevere una notizia spaparanzati in spiaggia è un conto, seduti in ufficio è tutt’altro discorso: e così il passaggio obbligato da una tariffa all’altra ha fatto sì che molti, dei cinque - sei milioni di utenti coinvolti, hanno sfogato il proprio sconcerto sul web, inondando i forum dei siti specializzati.

Se l’operazione portata avanti parallelamente dall’altro gigante del settore, la Tim, era avanzata nei mesi scorsi senza sollevare troppo rumore, la discesa in campo del colosso inglese ha invece scatenato un putiferio. Del resto l’azienda con sede a Londra ha optato per un’operazione di «ammodernamento» dei piani tariffari radicale, mandando quasi contemporaneamente a poco meno di sei milioni di utenti un sms il cui succo in fondo è questo: è ora di dire addio alle vecchie tariffe, tutte già da anni non più sottoscrivibili e spesso le più vantaggiose. Di questa «rivoluzione tariffaria», un’operazione senza precedenti nell’intera storia della telefonia mobile in Italia, la Vodafone dà una spiegazione relativamente semplice.

Anzi semplificante: «Per i clienti era molto difficile districarsi - ha commentato nei giorni scorsi al Corriere della Sera Paolo Bertoluzzo, presidente di Vodafone Italia - nella giungla delle vecchie tariffe: per questo abbiamo deciso di ridurre il numero dei piani da 31 a 7. Inoltre queste tariffe, a causa dell’obsolescenza della piattaforma, non permettevano di accedere a una serie di promozioni come Passport e Vodafone Casa».

Per venire dunque incontro al cliente dal prossimo primo ottobre 31 tariffe spariranno, accorpate in sette nuovi piani, semplificati ma con caratteristiche di fondo simili ai precedenti. Difficile non vedere una connessione fra quanto avverrà in Italia dal primo ottobre e quanto accadrà il mese prima in Inghilterra. Anche qui le tariffe dei clienti Vodafone aumenteranno, ma senza la parallela sforbiciata nel numero dei piani tariffari. Impossibile poi dare uno sguardo d’insieme alle variazioni dei costi nel passaggio da piano tariffario a un altro: Vodafone non ha diffuso i dati complessivi dei cambiamenti, lasciando a ciascun singolo utente il compito di calcolare, telefonando o sui siti web, i cambiamenti di prezzo.

Aspetto comune a tutte le nuove tariffe Vodafone l’incremento dello scatto alla risposta, che passerà da 10 o 15 centesimi a 16. Un rincaro del 60 per cento. A controbilanciare l’aumento dello scatto alla risposta la diminuzione del costo degli sms da 12-15 a 10 cent. Gli utenti si trovano ora a dover decidere cosa fare: silenzio assenso, e accettazione del nuovo piano tariffario; scelta di una differente tariffa o cambio di operatore telefonico. Più dettagliate le informazioni fornite dalla Tim, che a oltre tre milioni dei suoi clienti ha annunciato ritocchi tariffari dall’8 settembre per dieci dei vecchi abbonamenti, anche in questo non più sottoscrivibili - alcuni infatti sono fuori mercato già dal 1999.

Le tariffe saranno rialzate mediamente di 3 cent al minuto, Iva inclusa. Ma anche qui c’è il lato dolce: saranno scontate del 50 per cento le telefonate oltre i due minuti. Per quanto riguarda gli altri operatori, non cambia nulla invece in casa Wind e neanche per i clienti «3 Italia». Solo nei prossimi giorni sarà possibile dire se Wind e «3», le due compagnie di nicchia - da sole Tim e Vodafone rappresentano oltre l’80% del mercato italiano - sapranno intercettare gli eventuali transfughi dei due colossi: per il momento nessuna delle due società ha in programma alcun ritocco delle tariffe. Ben chiara fin d’ora invece la contrarietà a parte delle associazioni dei consumatori agli annunciati cambiamenti delle tariffe. Altroconsumo e Codacons, da sempre attive nel settore delle telecomunicazioni, sono già sul piede di guerra: entrambe hanno presentato esposti in Procura.

---

Come difendersi dalle brutte sorprese dei telefonini? Che poi tanto sorprese non sono, visto che, almeno per quanto riguarda gli sms trappola, sono già arrivate valanghe di segnalazioni alle Authority della Concorrenza e delle Comunicazioni, che infatti hanno avviato, il 31 luglio, un’indagine congiunta proprio sui servizi di messaggeria e dati in mobilità.

Un atto dovuto, a fronte di una realtà ormai preoccupante: solo dal gennaio 2007 allo scorso luglio, l’Antitrust ha inflitto a società del settore 233.500 euro di multa per «pubblicità ingannevole», legata appunto agli sms, oltre ad avere ordinato, nel maggio scorso, il blocco dei messaggi che invitano a chiamare il numero 899 dal telefono fisso, in quanto non forniscono indicazioni sul costo della telefonata - in realtà rilevante, visto che si parte da 15 euro come scatto alla risposta - e sono inviati senza aver ottenuto il consenso dei destinatari. L’Authority ha messo inoltre a disposizione un numero verde per le segnalazioni: 800166661, reperibile anche sul sito www.agcm.it.

Continuando ad addentrarci nel labirinto dei servizi non richiesti, troviamo le «famigerate» suonerie dei cellulari. Scaricarne una non solo equivale nella quasi totalità dei casi ad attivare inconsapevolmente un costoso abbonamento, ma addirittura, in un caso su tre, si paga anche se è impossibile attivare il servizio, secondo un’inchiesta dell’associazione Altroconsumo, che ha infatti presentato 8 esposti all’Antitrust su questo argomento.

In molti casi, però, non ci si accorge della spesa se non quando arriva la bolletta. Il primo passo, in questo caso, è la presentazione di un reclamo al proprio gestore telefonico, con raccomandata a/r, chiedendo la disattivazione dei servizi non richiesti e il rimborso degli importi indebitamente pagati. In caso di risposta insoddisfacente, la legge prevede un tentativo obbligatorio di conciliazione, attraverso i Corecom (Comitati regionali per le comunicazioni): indirizzi e moduli si trovano sul sito dell’Autorità per le Comunicazioni, www.agcom.it. Se neanche la conciliazione dà risultati, si può rivolgersi direttamente all’Authority, che ha 90 giorni di tempo per concludere il procedimento.

Può essere utile anche rivolgersi alle associazioni di consumatori, che già si sono mobilitate anche sui cambi tariffari decisi - e annunciati, tanto per cambiare, via sms - prima da Tim, poi da Vodafone. Una coincidenza inquietante, secondo il Codacons, che oltre ad esortare i clienti delle due compagnie a cambiare gestore, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per appurare se l’operazione «non sia in violazione della legge sulla concorrenza e non nasconda un accordo tra i due gestori». Anche Altroconsumo invita le Authority della Concorrenza e delle Comunicazioni a vigilare, ricordando inoltre agli utenti che il cambio di piano tariffario è sempre gratuito, mentre chi decide di cambiare operatore conservando il proprio numero ha diritto alla restituzione del credito residuo.

Bolt oro e record nei 200 come nei 100

Strabiliante il giamaicano. Doppietta olimpica (come Carl Lewis nel 1984) e doppio record del mondo: Usain corre in 19"30 e stravince la seconda finale della velocità. Cancellato per due centesimi Michael Johnson 12 anni dopo. E domani compie 22 anni: "Non pensavo fosse possibile, sono scioccato"

Usain Bolt non si ferma ai 100. E al record del mondo in 9'69". Passano tre giorni e il giamaicano, senza avversari nella velocità, "cannibalizza" anche i 200 metri: oro olimpico e record del mondo 19"30. Con quasi un metro di vento contrario. Il 21enne nuovo fenomeno della velocità mondiale cancella nell'Olimpiade cinese Michael Johnson. Sua altezza che ad Atlanta '96 scrisse 19"32, battendo Pietro Mennea. Bolt è il nono atleta della storia delle Olimpiadi a segnare la doppietta veloce: l'ultimo era stato il "figlio del vento" Carl Lewis a Los Angeles '84.

E Bolt alla fine della gara esplode tutta la sua gioia. Prima del giro di pista abbracciato alle sue scarpette dorate, e festeggiato dalla concorrenza, si è avvicinato alla telecamera ed è esploso in un: "Sono io il numero uno". E durante la festa allo stadio Nido d'Uccello parte "Happy birthday to you": Usain domani compirà 22 anni. Ha scelto di farsi un regalo indimenticabile.

Nessuna discussione, gli avversari per Bolt non esistono. Forse una partenza al limite della falsa con lo sparo "bruciato" nella partenza sul blocco (che, tra l'altro, doveva essere il suo tallone d'achille) e la gara con gli "umani" dura poco più di 10 appoggi. In curva il giamaicano domina già. E questa volta, a differenza dei 100 metri dove si era rialzato negli ultimi metri, si impegna fino in fondo con la sua falcata ampia. E' record del mondo, il secondo lampo di Bolt che squarcia la notte di Pechino. Per le cronache al secondo posto si piazza Shawn Crawford (Usa), al terzo Walter Dix (Usa).

"Non pensavo fosse possibile, sono scioccato". Bolt non riesce a credere al tabellone e nemmeno a se stesso. Il 19"30 con cui il giamaicano ha stabilito il nuovo record mondiale nella finale dei 200 metri è "incredibile". Bolt ha realizzato una strepitosa doppietta dopo il trionfo del 16 agosto nella finale dei 100 metri, con doppio record del mondo. "Questo primato però è veramente inaspettato" dice lo sprinter. "È un sogno che diventa realtà. Ho dimostrato di essere un vero campione - aggiunge -. Dopo le semifinali mi sentivo molto stanco ed ero un po' preoccupato, ma subito dopo la partenza ho realizzato che ce la potevo fare. Sono molto orgoglioso di me. La medaglia è importante, ma il record è davvero incredibile. Mai mi sarei aspettato di poter correre così veloce. Adesso mi sono conquistato una fama che durerà per tutta la vita".

mercoledì 13 agosto 2008

SMS più costosi dei file di Hubble

Gli SMS costano molto, moltissimo. Costano più dei dati trasmessi a terra dal Telescopio spaziale. Un altro modo per accorgersi di quanto costano i messaggini


Roma - Quanto costa l'astrofisica e l'osservazione dei fenomeni celesti? Sicuramente meno di un messaggio testuale scambiato su rete cellulare, sostiene il dottor Nigel Bannister dell'Università di Leicester. Bannister ha scavato nelle spese necessarie per spedire a terra un Megabyte di informazioni digitali carpite dal telescopio Hubble, e le ha comparate al cumulativo derivato dal costo unitario medio di un SMS in UK. Risultato, le parole costano molto più delle immagini di quasar ed exopianeti lontani. Incommensurabilmente di più.

In sostanza lo scienziato ha stabilito che, nel più pessimistico dei casi, il costo degli SMS è superiore di 4,4 volte a quello della trasmissione dei dati del telescopio della NASA. Stabilita in 5 penny (ovvero 6 centesimi di euro al cambio attuale) la spesa media per un SMS, Bannister ha calcolato il numero di messaggini contenuti in un Megabyte di informazioni (7.490), tenendo presente che ognuno di essi occupa 140 byte (160 caratteri massimi per 7 bit in ogni carattere).

Dalla NASA il ricercatore ha appreso che ogni singolo MB di informazioni tirato giù a terra dalla stazione ricevente del telescopio Hubble costa esattamente 8,85 sterline (11,13 euro), cifra che non include le spese necessarie alla gestione delle stazioni riceventi e del personale addetto per far giungere il tutto ai database accessibili dagli scienziati.

Facendo in tal senso alcune "prudenti supposizioni", dice Bannister, si ottiene la stima finale di 85 sterline (165,52 euro) per Megabyte, che confrontata con il prezzo di 374,49 sterline (471,35 euro) necessarie per un MB teorico di messaggi testuali, risulta appunto superiore di oltre 4 volte. "Hubble non è certamente una missione economica - conclude il ricercatore - ma il costo dei messaggi di testo su cellulare è oltremodo astronomico!".

E se in UK i costi sono astronomici, risulta difficile trovare un aggettivo proporzionato quando si prende in considerazione la situazione italiana: qui da noi, com'è noto, il cartello degli operatori mobili ha in sostanza fissato il prezzo universale di 15 centesimi di euro che, se moltiplicato per 7.490, dà 1.123,5 euro. Ovvero oltre due volte il costo stimato per sparamessaggiare nel Regno Unito.

martedì 12 agosto 2008

Il nobile cuore del P2P

Bellissimo questo articolo. Leggetelo.

di Luca Schiavoni - Il grande rimosso della battaglia delle multinazionali contro i sistemi di sharing è il movente. Cosa muove milioni di utenti? Perché condividono? Perché scaricano? Sono degli scrocconi? Tutto qui?


Il movente, nei delitti e nei crimini, è fondamentale. Uccidere in un momento di follia, disperazione o gelosia, oppure uccidere per conto terzi a pagamento, non è la stessa cosa. Rubare per pagare i conti di una famiglia indigente non equivale a rubare per alimentare organizzazioni criminali internazionali. Nel caso del P2P, i cui utenti negli spot antipirateria vengono equiparati a ladri da B-movie, è curioso che si tenga così poco conto del movente.

Cosa spinge milioni di persone a scaricare musica e film? Cosa potrebbe rispondere in un processo un reo confesso, uno scaricatore privato, domestico, di quelli che ce ne sono milioni, e che voglia spiegare il perché? Cos'altro potrebbe dire se non che voleva sentire musica gratuitamente, o vedersi film gratuitamente? Questo è il movente, questo è il delitto con cui fare i conti, questo il criminale. Guardiamolo bene: è una persona che vuole musica, film, giochi, programmi, e che ne ha bisogno per star meglio, divertirsi, migliorarsi, godere.

In un quartiere cittadino se furti e rapine aumentano esponenzialmente le amministrazioni possono fare due cose: reprimere la criminalità o eliminare le cause - il movente - che portano ai crimini. Fermarsi alla repressione, senza adottare contromisure sul territorio, non cancella il crimine. Quello resta. E resta anche il movente. Se la pena di morte non serve a ridurre la criminalità, figuriamoci se le peraltro rarissime sanzioni ai "pirati del P2P" bastino a cancellare "il delitto" o aggredire il movente.

Se è vero che la famiglia della casalinga di Voghera s'arrabatta con denari che certo la spingono più facilmente verso il Mulo che verso i tradizionali circuiti della distribuzione a pagamento, nel caso del P2P non si può ridurre tutto ad una questione economica.

In posti come quello dove vivo, con DVD in affitto a 3 euro al giorno e cinema a 8 euro, spenderne meno di 20 al mese per avere un "canale di download" aperto giorno e notte è un affare per tutte le famiglie. Su quel canale ci si può trovare l'ultimo film in uscita ma anche introvabili chicche d'archivio, irreperibili altrove. Filmografie di Pasolini e Totò, fantascienza anni 50, discografie di cantautori, il meglio del cinema trash italiano. Tutto o quasi, subito o quasi. Non parliamo dell'utopia anarchica di un pirata, ma di una realtà per milioni di italiani.

Nei miei vent'anni "accedere" al parco musicale completo esistente era tecnicamente impossibile. Frequentando molti amici e negozi di dischi riuscivo ad ascoltare solo una minima parte di tutto quel che volevo sentire. Ho persino lavorato per un decennio nel secondo archivio discografico europeo, eppure c'era sempre qualche disco nuovo che non riuscivo ad ascoltare, a raggiungere. Oggi conosco 60enni che in 10 anni di P2P si sono fatti piccoli archivi di nostalgie e di copie digitali di cassette ammuffite nelle scatole sotto il letto. Ho visto 12enni bearsi della gioia di avere l'intera discografia di Laura Pausini nel proprio miniplayer da taschino. So di operai da 600 euro al mese che controllano eMule di prima mattina contenti del fatto che "se non si ferma il download stasera c'ho anche un bel filmetto", gustandosi in macchina nella vecchia autoradio un Cd appena scaricato in mp3 e poi masterizzato.

E vedo anche hard disk esterni in vendita a prezzi stracciati (persino col telecomando) pronti a riempirsi di DivX, Mp3, discografie compresse in RAR, immagini ISO di giochi da masterizzare, screener cinematografici con l'audio che rimbomba. Eppure in tutto questo io proprio non riesco a vedere il crimine perché il movente è vivere in serenità, conoscere e gustare, è un movente nobile, come nobile è il cuore del P2P.

In tutti loro vedo solo la "la fame del Bello", inteso come piacere e come personale ricerca di un miglioramento della qualità della propria vita. Un movente talmente umano e nitido, ai miei occhi, da impormi una riflessione. Se escludiamo il fine di lucro, e dunque ci concentriamo sulla stragrande maggioranza degli utenti internazionali del P2P, il fine è il Piacere. Il piacere di un libro, un film, una canzone, un gioco. Il divertimento. Il Bello.

Il movente è poter accedere a contenuti altrimenti indisponibili, oppure recintati da modelli di business su cui ci si affanna in tanti, tutti intorno al loro capezzale. Il movente è fruire di contenuti nobili e utili al miglioramento della propria esistenza. Questa è l'intenzione, una pulsione innocente e diffusa, e così mi sembra venga percepita da tutti, fuorché da chi crede di rimetterci, come le major.

Chi scarica musica non lo fa per fare un dispetto agli autori ma per godere del piacere di ascoltare cosa hanno realizzato. Chi scarica Jovanotti insomma non lo fa perché lo odia, ma lo fa perchè Jovanotti gli piace, e prova piacere ad ascoltare la sua musica.

Dove sono le reti WiFi cittadine dalle quali attingere gratuitamente a milioni di film e trasmissioni della televisione pubblica? Dove sono le biblioteche dalle quali scaricarsi sulla chiavetta USB qualsiasi libro? Dove sono le radio che mandano la musica che piace a me, quando voglio io, gratuitamente? Dov'è il "computer di bordo" con lo scibile umano in formato digitale, accessibile da chiunque? In mancanza di tutto questo, armate di nobili Cercatori del Bello procedono per la propria via, e non sembrano proprio volersi fermare.

Il P2P incarna per milioni niente più che uno scambio etico e paritario, un peering dovuto al fatto che quella è la sola possibilità reale per accedere proprio ai contenuti di cui si sente il bisogno. Sono milioni di curiosi, che annusano molto più di quello che l'industria ha da offrire, e il P2P è uno strumento che viene percepito come un mezzo per stare bene e godersi le cose belle della vita. Come certi liquori.

È questo il crimine? E chi trova il modo di dirglielo? Come spiegare ad un uomo curioso che la sua voglia di conoscenza è un crimine? Il più grande delitto è soltanto ignorare il movente di un comportamento, un movente che viene da molto più lontano dell'industria del copyright. Una necessità umana, e nobile, come il nobile cuore del P2P.

Le follie della giustizia: giudice manda in fumo il decreto sicurezza

Catturati e poi rimessi in libertà, fermati dai carabinieri con l’accusa di aver fornito un nome e un cognome di fantasia e quindi scarcerati da un giudice perché quel nome e quel cognome potrebbero anche essere veri. Non c’è certezza sull’identità dei clandestini - è il ragionamento fatto dal giudice -, ma non c’è neppure certezza sul fatto che abbiano mentito ai militari durante il controllo. E dal momento che il nuovo reato di false generalità prevede l’arresto solo in flagranza di reato, allora tanto vale rimettere gli stranieri in libertà.

Il «pacchetto sicurezza» approvato dal Parlamento a fine luglio subisce così un primo, duro attacco in un’aula di tribunale. L’aula è quella del tribunale di Torino, il giudice che ha aggirato il decreto legge numero 92, quello convertito in legge il 24 luglio scorso, si chiama Gloria Petrini. C’era lei, sabato mattina, nell’aula delle udienze di convalida. Di fronte a lei erano seduti tre imputati, tutti e tre clandestini e provenienti da Paesi dell’Africa centrale. Erano stati fermati il giorno prima dai carabinieri della Compagnia Oltredora nell’area di Tossic Park. Addosso non avevano sostanze stupefacenti, anche se il sospetto che fossero pusher è forte. Il campanello d’allarme, tuttavia, suona nel momento in cui gli stranieri forniscono le proprie generalità. Il primo afferma di chiamarsi Pape Lo, di avere 21 anni e di provenire dal Gabon. Anche il secondo uomo arriva dal Gabon, dice di chiamarsi Maurice Delvaro e di avere appena compiuto 27 anni. Infine, ecco Djibril Diop: è senegalese e ha 31 anni. La banca dati dell’Arma scopre però l’inganno: Pape, Delvaro e Diop erano stati fermati altre volte in passato e ogni volta avevano fornito nomi e cognomi differenti. I rilievi dattiloscopici non lasciano dubbi: sono clandestini e le loro generalità false. Scatta l’arresto.

Un arresto che diventa adesso possibile grazie al “pacchetto sicurezza” del governo approvato a fine luglio dal parlamento. Quel pacchetto, infatti, contiene il nuovo articolo 495 del codice penale: la «falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o qualità personali proprie e di altri». Un reato che prevede l’arresto immediato in flagranza di reato. E per i carabinieri della Compagnia Oltredora la flagranza di reato, in questo caso, c’è: le generalità fornite dai tre clandestini, infatti, sono false. Ma per il giudice Gloria Petrini non è proprio così. I nomi forniti dai tre centrafricani potrebbero infatti essere reali, non c’è certezza del contrario. È vero che in passato i tre clandestini avevano fornito altri nomi e cognomi, ma ciò che conta durante l’udienza di convalida sono le generalità indicate dagli stranieri al momento del fermo: questi nomi sono diversi da quelli forniti in passato, forse proprio per questo motivo potrebbero essere reali. Il passato non conta, i precedenti neppure. Conta solo la flagranza di reato. E su questo punto, per il giudice, non ci sono certezze. È la flagranza di reato il cavillo che consente al giudice Petrini di non convalidare il fermo.
«Una decisione incomprensibile, contro la quale ricorreremo in Cassazione»: sono state queste le prime parole pronunciate dal procuratore capo reggente Raffaele Guariniello dopo aver saputo della mancata convalida dei tre fermi. Il magistrato ha riconosciuto che esiste un problema che va affrontato in tempi rapidi e ha auspicato la presenza di un organo che indichi ai giudici una linea comune da seguire. Non è possibile, è l’opinione condivisa in Procura, che gli esiti delle udienze di convalida cambino a seconda del giudice. «È assurdo - ha commentato Guariniello - che un giudice convalidi il fermo e che un altro giudice rimetta invece in libertà il clandestino di turno». Scelte incomprensibili che rendono vani gli sforzi compiuti ogni giorno da carabinieri e polizia.

Il futuro del frigorifero? E' senza compressore

Previsioni tecnologiche

Lo studio ha riguardato i polimeri ferroelettrici che mostrano cambiamenti di temperatura a temperatura ambiente quando sottoposti a un campo elettrico, poiché a livello molecolare passano da uno stato altamente disorganizzato a uno molto ordinato

I frigoriferi del futuro e altri dispositivi di raffreddamento potrebbero perdere i loro compressori e circuiti di liquido per affidarsi ai dispositivi a stato solido, secondo quanto annunciato da ricercatori della Penn State University che stanno studiando gli effetti del calore indotto elettricamente su alcuni polimeri ferroelectrici.

"Si tratta del primo passo verso lo sviluppo dell’unità di refrigerazione a campo elettrico”, ha spiegato Qiming Zhang, docente di ingegneria elettronica della Penn State. "Per il futuro possiamo prevedere un frigorifero a pannello piatto. Niente più circuiti né compressori, solo polimeri solidi con opportuni scambiatori di calore.”

Lo studio è iniziato dalle ricerche sui polimeri ferroelettrici che mostrano cambiamenti di temperatura in condizioni ambiente quando sottoposti a un campo elettrico. Questi cosiddetti polarpolimeri includono tra le altre sostanze il poli(vinilidene fluoride-trifluoroetilene) e il poli(vinilidene fluoride-trifluoroetilene)-clorofluoroetilene.

Attualmente i sistemi di raffreddamento si basano sulle proprietà di raffreddamento dei gas al diminuire della loro pressione. L’approccio di Zhang invece utilizza la variazione da disorganizzata a organizzata quando sono poste in un campo elettrico. Lo stato naturale di tali materiali è disorganizzato con le varie molecole posizionate in modo casuale. Quando viene applicato un campo elettrico, le molecole diventano altamente ordinate e il materiale cede calore, raffreddandosi. Quando il campo elettrico viene meno, il materiale ritorna al suo stato disordinato, assorbendo calore.